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I Pigmei


1. L´ABITAZIONE
I Pigmei vivono in villaggi detti piú propriamente accampamenti, che sono di due tipi:
· IL VILLAGGIO vero e proprio, situato vicino ad un villaggio di agricoltori (bantu loro padroni) con i quali fare scambio/baratto dei prodotti della caccia – pesca - raccolta frutti della foresta, con i prodotti agricoli dei bantu ed anche con prodotti tessili e altri manufatti artigianali.
· L´ACCAMPAMENTO DI CACCIA: capanne di rami e foglie costruite nelle zone di caccia, in piú accampamenti distanti circa un´ora di marcia l’ uno dall´altro, secondo le esigenze della caccia.

Ogni gruppo di Pigmei comprende circa 60-80 persone, cioè 10-15 famiglie (circa sei membri per famiglia in media: papà, mamma e almeno 4 figli vivi, cioè devono metterne al mondo 7-8 per averne vivi in etá adulta almeno 4-5, data l´alta mortalità infantile e la dura selezione naturale che la foresta impone!). Perciò ogni villaggio è composto di 15-20 capanne delle quali 10-15 sono abitazioni di singole famiglie e le altre per usi sociali diversi: una per i ragazzi e una per le ragazze dall´altra parte del villaggio, una senza muri (tettoia) per la vita comunitaria del villaggio (tribunale, scuola, incontri per canti e racconti popolari, conversazioni serali attorno al fuoco, consigli comunitari ecc.); infine talvolta una per gli ospiti di passaggio.
Le capanne del villaggio o dell´accampamento sono disposte a cerchio attorno alla barza (tettoia), lasciando uno spazio abbastanza largo per le danze.

Le capanne sono costruite cosí:
quelle dell´accampamento di caccia sono circolari, di un diametro di circa 3-4 metri ed alte circa 1,5-2 metri. L´entrata è volta al centro dell´accampamento e viene chiusa per aprirla sul retro quando la famiglia che vi abita ha dei diverbi seri col gruppo, e viene riaperta verso il centro del campo solo dopo la riappacificazione. Queste capanne sono costruite con rami o alberelli (FITU) conficcati nel terreno ed intrecciati insieme nel punto di incrocio alla sommità della capanna a semisfera. Su questa prima intelaiatura vengono intrecciati altri “fitu” lungo tutta la circonferenza e orizzontalmente; su questi “fitu” vengono infine infilate le foglie tipo “mangungu” lunghe anche oltre un metro e larghe circa 50-60 cm, intagliando prima il gambo in modo da fissarlo così sul “fitu”. Si parte dal basso verso l´alto, cosi che lo strato superiore copra la parte alta delle foglie (un po’ come le scaglie dei pesci), onde impedire alla pioggia di penetrare dentro alla capanna. Questo tipo di capanna può durare uno o due mesi in condizioni d’una abitabilità limitata a rifugio per la notte: i Pigmei non vivono nelle capanne (così anche i Bantu delle zone rurali) ma all’aria aperta. La pioggia è soltanto una gradevole occasione di una doccia ristoratrice, dato che la pioggia è per lo più un temporale violento ma di non più di due ore, dopo le quali il sole equatoriale asciuga rapidamente i corpi o i vestiti.
Le capanne del villaggio sono invece di pianta rettangolare, lunghe circa 5-6 metri, larghe circa 3-4 metri ed alte circa 2-2,5 metri. Si comincia col piantare sul perimetro una fila di pali a circa 20 cm di distanza l’uno dall’altro. Questi pali detti “NGUZU” sono di alberelli grossi come un braccio di ragazzo e di specie d’alberi resistenti a lungo all’opera devastatrice delle termiti. Su questi pali vengono legati orizzontalmente sia all’interno che all’esterno del perimetro dei “fitu”, legatura fatta con liane di foresta (di liane esistono centinaia di tipi) e la gabbiatura così ottenuta serve a sostenere il fango dei muri postovi a mano in un solo giorno e da tutta la comunità riunitasi a tale scopo. Il tetto è costituito da una carpenteria di pali leggeri (detti MAKOMBOMOJA) fissati al centro sulla MWAMBA, che sarebbe il pignone e sui pali dei muri, sempre con liane. Orizzontalmente si legano dei “fitu” distanti circa 10-15 cm l’uno dall’altro e sui quali saranno fissati con i gambi le foglie “mangungu”, come nella capanna tradizionale sopra descritta. (Attualmente nei villaggi che accettano di partecipare al Progetto Pigmei di P. Antonio Mazzucato, queste capanne sono ricoperte di “onduline” dette MANJANJA, lamiere ondulate di 3 metri di lunghezza e 90 cm di larghezza).
Nelle capanne non c’è alcun mobile né suppellettile, riducendosi anche il letto a una o due grandi foglie di banano stese a terra, attorno al punto centrale della capanna, dove di notte si alimenta un piccolo fuoco o braci dormendovi tutti attorno in semicerchio e normalmente nudi o quasi. I vestiti vengono appesi a corde di liane tese tra i pali dei muri. (I Pigmei che partecipano al Progetto hanno anche coperte o vestiti pesanti per la notte, ed è previsto di fornire loro dei letti fabbricati da quelli che stanno imparando l’arte del falegname nella scuola di falegnameria del Progetto). Pentole e tegami vari sono deposti a terra in un angolino, quando non li si lascia tranquillamente fuori, sul luogo dove abitualmente si cucina il cibo quotidiano.

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