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AFRICA 15/2/2006
Sono oltre 300.000 i professionisti africani che lavorano in Europa e negli Stati Uniti e 40.000 di loro possono vantare un dottorato universitario: è il quadro emerso da un recente seminario economico in Kenya (a cui hanno partecipano delegati provenienti da 29 paesi del continente) in cui il fenomeno del cosiddetto ‘brain drain’ è stato messo in diretta correlazione con le altre minacce allo sviluppo socio-economico dell’Africa. Come ha spiegato Nick Wanjohi, vice preside dell’Università Jomo Kenyatta dove si è svolto l’incontro, “il volume dei guadagni che questi professionisti accumulerebbero se trovassero lavoro in patria è molto maggiore rispetto alla quota di denaro che inviano dall’estero”. Wanjohi ha aggiunto che l’Africa dovrebbe risolvere i suoi problemi socio-economici sfruttando le abbondanti risorse naturali e la manodopera locali. Poi, pur ringraziando i paesi donatori, ha sostenuto che il continente deve imparare a contare solo su se stesso. Paul Andre, rappresentante ‘in loco’ dell’Undp (Programma per lo sviluppo delle Nazioni Unite), ha ricordato che in molti Stati africani il personale qualificato è solo il 50% di quello effettivamente richiesto e ha sottolineato che una delle grandi sfide del continente è proprio il reperimento di un numero sufficiente di lavoratori formati in modo adeguato a livello locale e regionale.
[LM]
fonte Misna
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