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AFRICA 11/2/2006



Rivedere in Africa i tesori d’arte trafugati durante la colonizzazione e le guerre di conquista, per l’esperto finlandese d’arte africana Juha Vakkuri è più che un sogno, è un progetto. Un ‘Museo dell’arte africana restituita’ è il progetto concepito dallo studioso che ha coinvolto nell’impresa governi scandinavi, soggetti pubblici e privati, musei europei e le autorità del Benin, nazione scelta per ospitare la nuova istituzione culturale. “Non sto accusando nessuno e non voglio usare parole come saccheggio o simili” ha premesso Vakkuri, prima di descrivere un’iniziativa ben più concreta e propositiva di un contenzioso internazionale per la restituzione delle opere che molto probabilmente sarebbe destinato a fallire. L’idea è di realizzare entro il 2009 un museo a Gran Popo (80 chilometri a ovest di Cotonou, al confine con il Togo) e di riempirlo con opere africane regolarmente acquistate. In particolare si vorrebbero organizzare nel nuovo museo, al pari di ogni altra istituzione del suo genere, esposizioni di collezioni pubbliche e private oggi conservate all’estero e che la grande maggioranza degli africani non ha mai potuto visitare. Potrebbero così tornare in Africa, seppure brevemente, opere eccezionali come i famosi ‘bronzi di Benin’, sculture di squisita fattura che adornavano il palazzo reale di Benin city, nell’attuale Nigeria sudoccidentale. La capitale dell’allora regno africano del Benin fu assediata e poi razziata da una spedizione militare dell’esercito inglese nel 1897; 500 sculture in bronzo e ferro, rappresentanti figure umane, animali, dei e scene di corte, furono portate in Inghilterra mentre altre centinaia finirono sul mercato europeo. Se non altro, le sculture dimostrarono agli europei le capacità espressive dell’arte africana. Per il suo ‘Museo dell’arte africana restituita’ , Vakkuri conta di riacquistare, entro il 2008, 500 opere africane grazie ai fondi messi a disposizione dal governo finlandese (100.000 euro per il 2006), da altri governi nordeuropei e da privati (300-400.000 euro nei tre anni successivi). Gli oggetti saranno intanto conservati in Finlandia in attesa della costruzione del museo, su cui stanno lavorando architetti finlandesi e africani; naturalmente si spera anche in donazioni di collezionisti privati. Ai musei internazionali coinvolti si chiede di collaborare nella formazione del personale africano del futuro museo e di aiutare la realizzazione di mostre inviando in prestito loro opere. La speranza è che, conquistando la fiducia di musei stranieri, certi prestiti possano diventare permanenti e chissà, infine, forse anche essere del tutto restituiti.
[BF]

Fonte Misna

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